ARTE E TRADIZIONI

Il patrimonio culturale immateriale di Piedelpoggio

Poesie e Opere

Tradizioni Antiche

Le Aste Pubbliche

La "Candela Vergine"

Le aste pubbliche erano indette dal consiglio delle università e potevano essere di diverso tipo a seconda della loro finalità:

  • Asta con lecitazione privata
  • Asta con banditore
  • Asta con candela vergine

La prima veniva adottata soprattutto per la vendita del taglio boschivo e delle erbe. Secondo una prassi burocratica tuttora vigente si procedeva ad invitare un numero limitato di ditte, le quali erano tenute a presentare un'offerta sigillata contenente i propri requisiti.

Più antica la prassi della "candela vergine", ancora oggi praticata da alcune università agrarie. Essa consisteva nell'accensione di una candela - poi sostituita con i "prosperi", fiammiferi di grosse dimensioni - che rimaneva accesa finché non si levasse una voce di offerta maggiore.

L'asta aveva termine solo al totale spegnimento della candela vergine. Qualora per la durata di tre candele non vi fosse stata alcuna offerta, l'asta veniva considerata deserta.

Nota storica: Nell'asta con banditore, vi era un addetto alla convalida e all'aggiudicazione dell'appalto, l'aggiudicazione veniva successivamente pubblicata sulla gazzetta ufficiale dello stato.

Vece di Sotto e Vece di Sopra

La Rotazione delle Colture

Così veniva chiamata la pratica della rotazione delle colture tra il piano e le montagne - definita appunto "vece di sopra e vece di sotto", per indicare l'avvicendamento del turno.

Questa antica pratica agricola consisteva nel lasciare ogni anno una delle due zone al pascolo e quindi a riposo da ogni semina, permettendo così al terreno di rigenerarsi naturalmente.

Sistema di rotazione: L'alternanza tra "vece di sotto" (zone pianeggianti) e "vece di sopra" (zone montane) garantiva la sostenibilità dell'agricoltura locale e la conservazione della fertilità del suolo.

La Fida Pascolo

Antica Consuetudine per il Pascolo del Bestiame

Alcune frazioni mantengono ancora oggi nel proprio territorio comune l'antica consuetudine della tassa per il pascolo del bestiame, anticamente definita 'fida pascolo', finalizzandola però al recupero di fondi da riutilizzare a vantaggio della frazione stessa.

Secondo questa antica consuetudine di origine medievale all'Università competeva il dominio diretto sui demani e ai cittadini il dominio utile gli usi civici su di essi, e fu particolarmente forte nel Mezzogiorno d'Italia, tanto da radicare il cosiddetto "jus receptum", ossia il diritto da parte di un proprietario, di ospitare forestieri nel proprio territorio. Si trattava di una licenza che il Comune ospitante concedeva sui propri demani e la sua efficacia era subordinata all'effettivo dominio che il Comune esplicava su quei territori.

Questa licenza prendeva il nome di "fida" o "jus di fidare" cioè di concedere l'uso di un territorio da parte di un legittimo proprietario a coloro che non avevano alcun diritto su di esso. Sin dall'epoca della confinazione dei monti e del piano l'Università di Leonessa impose sempre la tassa di fida a tutti coloro che intendevano portare il proprio bestiame al pascolo sulle montagne chiamate per questo luoghi affidati, ma da essa furono esenti i cittadini, che come tali avevano il diritto di usarne liberamente.

L'esazione della tassa di fida veniva spesso ceduta in appalto ai sestieri i quali ne riportavano i risultati sui libri dei conti compilati dai Camerlenghi e sui "Capitula fídarum". Dall'analisi di questi documenti, in gran parte trascritti dal Ciucci, De Rensis poté verificare che la tassa veniva imposta prevalentemente sugli animali forestieri, non di rado provenienti dall'Agro Romano durante la stagione calda, sebbene ad essa fosse soggetto anche il bestiame dei sestieri ai quali tuttavia l'Università concedeva di mantenere il reddito ottenuto dalla vendita delle erbe estive.

Se la motivazione di base della fida pascolo fu l'esigenza del Comune di raccogliere mezzi finanziari per coprire le spese pubbliche, gli eventi che seguirono ne mutarono totalmente la natura. Infatti, in seguito al varo di alcune leggi sui demani - le leggi eversive della feudalità, quelle per la divisione dei demani, e la legge sull'amministrazione civile del 1816 - la fida, intesa in origine come licenza di entrata da parte del bestiame forestiero nel territorio di Leonessa, divenne la tassa generale da pagare per l'uso civico di pascolo.

La causa dell'estensione della tassa anche ai cittadini è da ricercarsi nella condizione di deficit finanziario in cui il Comune di Leonessa venne a trovarsi nei primi anni del 1800; l'introito garantito dalla fida, unito a quello derivante dalla tassa sul macinato avrebbe, se non risanato, per lo meno contribuito ad attenuare gli effetti negativi della crisi economica.

Già nei primi anni Cinquanta, con l'ottenuta amministrazione separata dei propri territori da parte delle sei frazioni interessate, la fida pascolo subì un ulteriore sostanziale trasformazione delle sue funzioni; essa divenne una sorta di 'autotassazione' ad esclusivo beneficio degli utilisti delle frazioni amministrate dalle Università Agrarie i quali versano ancora oggi un contributo che va nelle casse dell'Amministrazione.

Testimonianze

Canzoni

NU SIMU VINUTI

Nu simu vinuti co bona creanza sicunnu l'usanza la Pasqua a canta';

la' dentro na' stalla nasce' lu bambinu je manca lo vinu je manca lo pa';

la madre je canta l'ammocca e l'ammanna je fa ninna je da lu cocco';

e tellu vicinu ci sta S.Giuseppe raccoje le zeppe pe'fallu scalla';

li pori pastori chi abbacchi e ricotte chi'n po'de caciotte je viengu a porta';

e mo li Remaggi co tutti li fiocchi co doni e brillocchi lu viengu adora';

nu pure quaccosa ch'arrempe la panza sicunnu l'usanza vulimu assaja';

e se ve dispiace d'apri' la creenza d'apri' la dispensa putimo abbozza';

pero' 'n bocalittu de bona vinella co' Dio ve lassamo le forze d'Abramo l'eta' di Noe'.

Origine: Canzone tradizionale della pasquarella, cantata durante le festività natalizie

CE N'IMO CANTENNO

Ce n'imo cantenno pé ville e casali
dò stuò li boccali e bene se stà;

quassù li paesi pè chi 'n se lo cree
se magna e se beve e allegri se và;

ce stuò le trasanne co tuttu lu caru
ce sta lu somaru la vacca a rumà;

dereto le case ce stà nu stallittu
cò 'n bieju purchittu che tocca ammazzà;

se pò già ammazzatu va proprio a pennello
che mò 'n fegatello lu tocca assajà;

coraggio compagni sci e no se capimo
st'artranno rinimo la Pasqua a cantà.

Origine: Canzone tradizionale della pasquarella

LA PASQUETTA

La pasquetta de quist'anno
la canteremo alla norcina
la padrona va in cantina
la vinella a preparà.

Se so cotte le sargicce
butta jo li fegatelli
lu Bambinosta a Biselli
pure isso ha da magnà.

E lu trenu è ripartitu
è arrivato a seravalle
lu patrò 'mazza lu jalle
pure issu vò magnà.

Anche ni spensierati
per amor del Bambinello
le sargicce e un fegatello
e quattr'ova se ce so.

Buon felice Capodanno
ce vedremo quest'altr'anno
ce vedremo quest'altr'anno
per la solita occasion.

Origine: Canzone tradizionale della pasquarella, legata alle celebrazioni del periodo natalizio e pasquale

NEL PRESEPE

Nel presepe è nato Cristo io lo credo ma non l'ho visto ma ve dico cose nove fra di un asino e di un bove;

I pastori fanno festa che per causa man di festa quando l'era forestiera solo Erode si dispera;

Nel timore del suo regno tutta rabbia e tutto sdegno concertò dagli indovini fece uccidere i bambini;

Questa nostra canzonetta qualche cosa ci darete; O una pecora o un'agnella o una coscia di vitella ma sarebbe meglio speso un prosciutto di buon peso;

E sarebbero anche buoni un bel paio di piccioni quattro dolci e dodiciova tutta robba che se trova;

Vi lasciamo del buon anno pasquarella e capodanno.

Origine: Canzone tradizionale della pasquarella, cantata durante le celebrazioni natalizie

OGGI E' QUELLA GIORNATA

Noi vi vogliamo dire della gloriosa festa della corte celesta illuminata;
oggi è quella giornata che vinnero i tre Re che vinnero a vedé 'l nato bambino;

il redentor Divino dal cielo fu calato scamparci dal peccato a noi cristiani;
su su fratelli cari uniti con Maria e la vergine pia madre gloriosa;

e San Giuseppe sposa e di S. Anna figlia ognun per meraviglia l'ammirava;
e San Giuseppe stava onor di quello stato David era chiamato era un bel nome;

il ricco imperatore lo fece buttà 'l bando ognuno al suo comando fusse andato;
e S. Giuseppe e non gli convenia perché stava Maria per partorire;

e noi non siam viventi ve la vogliamo dà ve la vogliam lassa la Santa Pasqua.

Origine: Canzone tradizionale della pasquarella, racconta la storia della natività

ECCO PASQUA EPIFANIA

Ecco pasqua epifania
che ritorna in suoni e canti
per far festa a tutti quanti
con l'antica vecchierella
viva viva pasquarella.

là nel fiume del Giordano
ecco l'acqua diventa vino
per lavar Gesù Bambino
per lavar la faccia bella
viva viva la pasquarella.

I Re Magi dall'oriente
gli portaron un gran tesoro
c'era incenzo mirra e oro
con la luce di una stella
viva viva la pasquarella.

Se ci date un buon prosciutto
non importa se non è asciutto
lo cuociamo su la padella
viva viva la pasquarella.

Origine: Canzone dell'Epifania, celebra l'arrivo dei Re Magi

PUNTEGGIATE AMICA STELLA

Punteggiate amica stella che la pace sia con tutti
osservate quant'è bella di Gesu il dolce frut;

I signor di quella stella son partiti in personaggio
già si trovano in viaggio il Bambino a visitar;

dall'oriente son partiti già si trovano in cammino
per trovar Gesù Bambino i Re Magi ad adorar;

Baldassarri e Melchiorre gli han portato mirra e oro
per Gesù nostro tesoro i Re Magi ad adorar;

voi gente che sentite annunziate già ' mistero
non ci state tanto serio ci calasse un pò da ber;

se ci date 'na gallina non ci importa se t'è fina
ci faremo brodo bono viva Pasqua e l'anno Nuovo.

Origine: Canzone tradizionale della pasquarella, invoca la stella cometa

COMPATITECI SIGNORI

Compatiteci o signori se veniamo a disturbarvi cercheremo da rallegrarvi cò 'na bella novità;

Supponiamo che sapete dell'antica profezia promettenteci 'l Messia queto è vero è nato già;

Benche era in mezzo inverno S. Giuseppe vecchierello partì subito per quello la sua sposa si portò;

Un decreto imperiale chiama l'ommini soggetti pè portalli ai loghi stretti e contalli 'n quantità;

Si partì la madre coppia presentandosi alle porte arrivarono alle corti non trovarono d'alloggià;

Ed entrarono in una stalla dove erano i due giumenti lì trovarono altre genti lì decisero di star.

Origine: Canzone tradizionale della pasquarella, racconta il viaggio di Giuseppe e Maria

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