STORIA DI PIEDELPOGGIO
Le origini e l'evoluzione del nostro borgo medievale
Piedelpoggio: Storia e Vita di una Frazione di Leonessa
Piedelpoggio è una caratteristica frazione del comune di Leonessa, situata a circa 5,10 km a sud-est dal capoluogo. Posta ai piedi delle imponenti vette del Monte di Cambio a sud e del Monte Tilia ad est, la sua stessa toponomastica sembra derivare proprio da questa peculiare collocazione pedemontana. Storicamente, Piedelpoggio apparteneva al Sesto di Poggio, un'antica suddivisione amministrativa del territorio di Leonessa che comprendeva anche le frazioni di Albaneto e Villa Immagine, a testimonianza dell'importanza che il borgo rivestiva nell'area.
È collegata al centro di Leonessa principalmente dalla strada Riovalle, ma conserva ancora l'antico tracciato della "Via Leonessa", oggi una strada secondaria che, seppur meno curata, continua a essere funzionale.
Storia e Architettura del Borgo
Le origini di Piedelpoggio sono antiche, con una struttura dell'insediamento che risale probabilmente all'anno 1000. Come molti altri centri dell'altopiano, fu in gran parte ricostruito in seguito al devastante terremoto del 1703. Il risultato è un pittoresco nucleo abitato, raccolto lungo la via principale, ancora lastricata a sampietrini e dedicata ad Angelo Felice Maccheroni, un pastore e poeta nato proprio qui e divenuto celebre per aver cantato la vita dei vargari (i conduttori di greggi).
Percorrendo la via principale si entra nel cuore del paese, che ha mantenuto intatta la sua struttura originaria. Le abitazioni sono strette e si sviluppano su più livelli: al piano terra si trovavano le stalle, spesso seminterrate, mentre ai piani superiori, accessibili tramite scale esterne coperte da tetti, si trovavano la cucina e le camere da letto. Ogni dettaglio, persino i piccoli passaggi tra le case, è curato e spesso contrassegnato da targhe marmoree con nomi altisonanti. Lungo il percorso, la strada si allarga in tre piccole piazze, luoghi di incontro e di mercato, particolarmente animate d'estate.
All'ingresso del paese, in Piazza Luigi Risa, sorge la chiesa parrocchiale dedicata alla Madonna del Cerreto. Il nome, secondo la tradizione, deriva dal ritrovamento di una statua lignea della Madonna in un bosco di cerri nella località omonima. Un'epigrafe all'interno della cripta data l'evento al 1659.
Vita Sociale ed Economica: Tradizione e Cambiamento
Economia Tradizionale
Allevamento
Economia basata su ovini, caprini e bovini. Ogni famiglia possedeva vacche da lavoro, asini e piccoli ruminanti.
Agricoltura Comunitaria
Terre collettive, trebbiatura comune, trasporto con asini e "carriola" in legno.
Fino agli anni '60, le condizioni di vita a Piedelpoggio erano modeste. Le famiglie vivevano in abitazioni spesso sovraffollate, basse, con piccole finestre e soffitti in legno logoro. I materiali da costruzione erano quelli tipici della zona: pietrame calcareo, malta di calce, legno di cerro o faggio e coppi in argilla.
L'economia era strettamente legata all'ambiente montano, basata principalmente sull'allevamento ovino e caprino e sullo sfruttamento dei boschi. In passato era diffuso anche l'allevamento di bovini da latte e da carne. Una famiglia media possedeva un paio di vacche da lavoro, un asino e qualche pecora o capra. Un'antica consuetudine, chiamata la "piega", prevedeva che il bestiame di tutte le famiglie venisse radunato ogni giorno nella piazza principale per essere poi condotto al pascolo a turno dai proprietari, in base al numero di capi posseduti. Questa pratica è andata avanti fino agli anni '70, quando la diffusione della febbre maltese portò a una drastica riduzione del bestiame.
L'agricoltura era caratterizzata da un forte senso comunitario. Le terre destinate alla semina erano di uso collettivo e accessibili al bestiame solo in determinati periodi. La trebbiatura avveniva su are comuni e il grano veniva trasportato con gli asini, utilizzando un particolare strumento in legno chiamato "carriola".
La svolta economica e sociale arrivò negli anni '50 con l'apertura dell'industria del legno BOSI a Leonessa. Questa fabbrica attirò manodopera da tutte le frazioni, innescando un progressivo spopolamento delle campagne e un forte calo demografico a Piedelpoggio, con molti abitanti che si trasferirono a Roma. Se un tempo il paese contava tre negozi di generi alimentari, una fiaschetteria, due macellerie e una tabaccheria, oggi di quelle attività restano solo poche tracce sbiadite sui muri.
L'Amministrazione Autonoma: L'Università Agraria
Nonostante lo spopolamento, Piedelpoggio ha sempre mantenuto una forte identità e una notevole autonomia amministrativa grazie all'Università Agraria, costituita nel 1929 insieme a quelle di Santo Vito e Albaneto. Questo ente, il cui nome deriva dal latino universitas civium (la totalità dei cittadini), ha il compito di amministrare i beni di uso civico (come boschi e pascoli) e fa parte della Comunità Montana Montepiano Reatino.
La ricostruzione della sua storia amministrativa è stata complicata dalla distruzione di gran parte dei documenti contabili tra il 1929 e il 1943 da parte delle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, a partire dal 1944, i registri delle deliberazioni testimoniano una notevole vitalità.
Interventi Significativi nel Dopoguerra
Costruzione dell'Acquedotto
Avvio del progetto per la costruzione dell'acquedotto, un'opera di primaria necessità per la quale tutti gli abitanti contribuirono economicamente, dimostrando un forte spirito di comunità.
Manutenzione Strade Interne
Manutenzione delle strade interne del paese, un'occasione per "lenire la disoccupazione locale" con il contributo gratuito di molti cittadini.
Edificio Polifunzionale
Acquisto di uno stabile per adibirlo a scuola, ufficio dell'Università Agraria e ufficio postale, centralizzando i servizi essenziali per la comunità.
Modernizzazione Servizi
Istituzione della ricevitoria postale, installazione di un impianto "fonotelegrafico", riparazione della fontana vecchia (risalente al 1660) e costruzione di un nuovo abbeveratoio.
Questi interventi dimostrano il forte senso di appartenenza e l'impegno della comunità nel migliorare la qualità della vita, nonostante le crescenti difficoltà.
Sviluppo Recente e Prospettive Future
Progetto Macchia Grande
Avvio progetto conversione ad alto fusto con fondi regionali Obiettivo 5/b
Aggiudicazione Appalto
"Il primo gradino di un prosperoso avvenire e di un risveglio della frazione"
Attività Correnti
Manutenzione strade rurali, recinzioni, rimboschimento
Anche in tempi più recenti, l'Università Agraria ha continuato a promuovere progetti per la valorizzazione del territorio. Una delle iniziatives più ambiziose è stata, nel 1998, l'avvio di un progetto di conversione ad alto fusto per il bosco in località Macchia Grande, finanziato con fondi regionali (Obiettivo 5/b). Dopo un lungo iter, l'appalto fu aggiudicato nel 1999, rappresentando, nelle parole dell'allora Presidente, "il primo gradino di un prosperoso avvenire e di un risveglio della frazione stessa".
Oggi, l'amministrazione continua a lavorare per la manutenzione delle strade rurali, la costruzione di recinzioni e il rimboschimento, cercando di coinvolgere i pochi residenti rimasti. Tuttavia, nonostante gli sforzi e le proposte, l'Università Agraria si trova spesso a operare in isolamento, senza il pieno supporto degli enti superiori preposti allo sviluppo delle aree montane. La storia di Piedelpoggio rimane un potente esempio di come l'attaccamento al proprio territorio possa generare sviluppo e resilienza, anche di fronte a sfide come lo spopolamento e la precarietà economica.
L'Incastellamento
Epoca Altomedievale
Formazione dei primi insediamenti e incastellamenti
Riorganizzazione Angioina
Carlo I d'Angiò fonda l'Università di Leonessa unificando 36 ville
Eredità Storica
Le 36 ville costituiscono ancora oggi le frazioni di Leonessa
Leonessa città confederata
Il popolamento della conca leonessana fu sempre contraddistinto da una serie di villaggi sparsi le cosiddette "Ville" che si svilupparono su tutto l'altopiano e sulle montagne, raggiungendo il ragguardevole numero di 36 insediamenti, i quali costituiscono ancora oggi le frazioni del capoluogo.
Secondo numerose fonti storiografiche l'insediamento già esistente, formatosi in epoca altomedievale in seguito agli íncastellamenti del IX-X sec., subì nel 1278 una profonda riorganizzazione ad opera di Carlo1° d'Angiò con lo scopo di contrastare la spinta espansiva del comune di Spoleto e le pressioni dello Stato Pontificio e consolidare in tal modo la frontiera nord-occidentale del Regno. Gli studiosi ritengono che, come già era accaduto per la fondazione dell'Aquila ad opera di Federico II e per quella di Cittaducale con Carlo 1° d'Angiò, che anche a Leonessa gli Angioini trasferirono parte della popolazione dei villaggi in un nuovo centro, mantenendo alla popolazione trasferita, il controllo dei beni demaniali degli abitati d'origine.
IL 1278 viene quindi ricordato come l'anno della fondazione dell'Università(1) di Leonessa in cui gran parte della popolazione fu costretta a lasciare gli insediamenti della conca per concentrarsi intorno alla torre di Ripa, nell'alta valle del fiume Corno. Questo processo di unificazione dei villaggi prende il nome di incastellamento, vale a dire unione dei castelli più piccoli ai castelli più grandi e confinanti, con l'obiettivo di garantire agli abitanti maggior sicurezza e migliorarne i collegamenti sul territorio.
(1) "L'Università o Universitas, era un'entità collettiva e federativa con leggi, statuti, diritti e doveri uguali per tutti. Ad essa presiedeva un consiglio composto dai capifamiglia dei villaggi incastellati ed era retta da amministratori i camerlenghi, priori, sindaci ecc. scelti e rappresentativi di ciascun clan etnico"
L'incastellamento garantiva inoltre l'unione dei pesi e delle misure nonché delle leggi e degli statuti con i quali la neonata Università "incastellante", come una confederazione, avrebbe governato tutti i cittadini. Il processo di fusione che caratterizzò gran parte delle città fondate da Federico II è stato ampiamente descritto da Antinori nella sua "Raccolta di memorie Istoriche" di cui si riporta un passaggio:
"Si fecero in questo anno (1230) tante specificazioni di distretti di ville e di uomini, perciò che sotto il Regno degli svevi si erano cominciate a fare le incastellazioni. Si chiamavano così le unioni dei Castelli più piccoli alle città vicine o ai Castelli più grandi e confinanti, acciocché gli abitanti vivessero con maggior sicurezza e comodo. Era una specie di ascrizione del Castello minore all'Agro o territorio dei Castello maggiore e più ricco. In vigore di esso tutti gl'incastellati entravano a parte di tutti i comodi, utili e pesi che solevano avere gli altri Castelli della Città o Terra incastellante, tanto in tempo di pace, quanto di guerra. Per conseguenza, come se fosse l'istesso campo, venivano ad avere comuni e promíscue le leggi e gli statuti sull'annona, i pesi e le misure, i mercati, gli opportuni sussidi e tal genere di altre cose. Avevano l'aspetto di una pubblica confederazione..."
Così anche l'università di Leonessa assunse l'aspetto di una "...pubblica confederazione, con leggi e statuti comuni", conservando tuttavia il suo territorio suddiviso come prima dell'incastellamento. La nuova comunità dunque, politicamente una, restava tuttavia frazionata nell'assetto urbanistico.